__ _ ≈ Acque profondE ≈ _ __

23 febbraio 2007

Pugno sul treno al dissidente Rossi. E Diliberto: comprendo la rabbia.

Sono assolutamente indignato dagli assurdi e autoritari episodi che hanno colpito il senatore Fernando Rossi. Insulti, violenza, pressione psicologica: tutto ciò è un oltraggio alla democrazia e alla libertà, una gravissima violazione del fondamentale diritto di votare secondo la propria coscienza.
Questa è la strada giusta per tornare all’ideologia assolutista del Partito come organo supremo e scopo fondamentale: un partito politico fine a sé stesso, che si dimentica di rappresentare dei valori e portare avanti degli ideali, ma asseconda soltanto gli interessi personali di chi comanda ai vertici.
Ma un partito politico è composto innanzitutto di persone che, in quanto tali, devono essere in grado di pensare con il proprio cervello ed esprimere opinioni personali.
Ecco l’intero articolo del
Corriere della Sera, tratto dal sito ufficiale. Leggete e… inorridite.

ROMA — Uno parla di «cazzottone in faccia», l’altro di «manata sul naso, l’ho colpito con il dorso dell’indice». Fatto sta che ieri sera sull'Eurostar Roma—Milano è andato in scena il secondo round del match visto mercoledì nell’Aula del Senato. Da una parte Fernando Rossi, il senatore uscito dai Comunisti italiani ora indipendente dei Consumatori che non partecipando al voto ha contribuito ad affondare il governo, attirandosi le ire di Diliberto e del centrosinistra tutto. Dall’altra Nino Frosini, segretario regionale del Pdci in Toscana. L’Eurostar delle 18 e 30 è appena partito dalla stazione Termini. Il senatore Rossi è seduto da solo in prima classe. Entrano altri passeggeri in cerca del loro posto. Dalla porta sbuca il segretario del Pdci toscano, Frosini, accompagnato da un collaboratore e da una donna. È il destino a volere l’incontro. Mentre Frosini cerca il numero della sua poltrona si vede davanti i baffoni del senatore Rossi. I due, ex compagni di partito, si riconoscono. Pochi secondi di silenzio. Poi Frosini rimette il biglietto in tasca e dice ai suoi: «Andiamo via, che io con questo qui non ci voglio stare». Rossi risponde: «Ma dai, vieni qui non fare il coglione. Che ti sei bevuto il cervello anche tu?».

I due si avvicinano, a portata di sberla. «Non mi rivolgere la parola pezzo di merda, ti dovresti vergognare, vuoi rimandare su Berlusconi?», urla il segretario del Pdci. «Ma cosa cazzo dici, imbecille» risponde il senatore. È a questo punto che arriva il pezzo forte. Ma qui le due versioni sono un po’ diverse. Racconta Rossi: «Prima mi ha puntato il dito contro l’occhio, io mi sono girato e lui me l’ha infilato nell’orecchio. Alla fine mi ha tirato un bel cazzottone sulla testa. E si è allontanato dicendo che ero fortunato perchéme l’aveva dato piano». Racconta Frosini, invece: «Macché cazzottone in faccia. Sì, è vero: l’ho colpito. Ma gli ho dato una manata e l’ho colpito al naso con il dorso dell’indice. Tutto qua».

Intanto corre voce che Frosini sia un ex pugile dilettante. L’episodio rimbalza a Palazzo Chigi. All’uscita del vertice di maggioranza davanti a Prodi, D’Alema e Fassino, ne parlano il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, e Bruno De Vita, della Lista consumatori, il nuovo partito di Rossi. Racconta Rossi: «Commentando l’episodio Diliberto ha detto a De Vita che già avevano cominciato a farmi capire la lezione. È un fatto gravissimo. Prodi deve pretendere dal segretario del Pdci una presa di posizione». Diliberto smentisce: «Ho detto purtroppo è vero ma non ho giustificato in alcun modo».

E poi aggiunge: «Deploro ogni forma di violenza ma l’esasperazione alimentata dal comportamento di Rossi e dal tradimento del mandato elettorale se non giustifica aiuta a comprendere l'arrabbiatura dei nostri compagni». Dopo lo scontro sul treno i due contendenti si separano. Il segretario del Pdci toscano cambia carrozza e poi scende come previsto a Firenze. Rossi prosegue fino a Ferrara e resta seduto al suo posto. Parla di aggressione anche se non vuole sporgere denuncia e dice di «non aver paura perché posso camminare a testa alta». Frosini non chiede scusa: «Non sono pentito di avergli detto che non voglio il suo saluto e non sono pentito di averlo colpito perché non gli ho tirato un cazzotto. Non c’era violenza ».

Crede di aver interpretato la delusione di milioni di elettori del centrosinistra? «Credo che molti italiani siano incavolati con lui e prendo atto con soddisfazione che il loro sentimento è in linea con il mio. Ma spero che questo sentimento popolare non si trasformi in gesti violenti. Insomma non voglio che Rossi sia colpito da milioni di ditate al naso. Ma forse, visto quello che ha combinato, una se la può tenere senza brontolare».

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22 febbraio 2007

Povera italia...

Il governo Prodi è caduto. “Finalmente! Era ora!” gridano alcuni volponi, fra cui l’obiettivo e imparziale giornalista Vittorio Feltri, il cui quotidiano stamattina mostrava questa prima pagina:

“Prima o poi doveva succedere. Questo lo sapevano tutti. Ma che succedesse proprio ieri sulla risoluzione di D'Alema in materia di politica internazionale non osavamo sperarlo, anche se la speranza è l'ultima a morire. [...] Prima di pensare al domani, scusate cari amici, vogliamo brindare.”

Questo era un estratto dal relativo articolo.
Non capisco cosa ci sia da gioire o da festeggiare di fronte ad una simile crisi istituzionale nel nostro paese. La politica italiana è divenuta una cloaca in cui riversare una cieca e sterile ostilità verso la fazione avversaria, esattamente come fanno gli ultras durante un derby fra rivali storiche. Politica e calcio, teoricamente da porsi agli antipodi, in Italia sono ormai tristemente un tutt’uno.
Non c’è più ombra di collaborazione, di dialogo, di ascolto reciproco. I politici sono scimmie sorde, cieche di fronte ai veri problemi della gente, ma compensano con una lingua chilometrica che in un fiume di parole parla di... nulla. Non c’è scambio di opinioni, nè condivisione di idee, nè concorso di riflessioni, nè cooperazione per risistemare insieme le sorti di un paese in declino. In compenso non mancano i cori da stadio, le urla o i giornali che volano nell’aula del Senato.
Dal mio punto di vista, questi sono chiari segnali di immaturità e di irresponsabilità. Rigurgiti di una mentalità chiusa, ottusa, ristretta e stantia, che si trascina dietro gli strascichi di una rivalità psicologicamente infantile: dispetti, vendette, ripicche... e chi più ne ha, più ne metta.

Ahimè! Anzi: ahinoi! Non so se siano più preoccupanti questi sintomi in sè, ovvero il fatto che essi zampillino da chi detiene il potere e, con serietà e coscienza, dovrebbe pensare solamente al bene del popolo che fra mille promesse si è incaricato di rappresentare. E la gente comune? Beh, a quella ci pensa l’ignoranza dilagante che ne trasforma una buona fetta in un gregge da menare a destra o a sinistra. Beati i liberi pensatori! Beato chi con coraggio sa affrontare il flusso avverso e trova la forza di muoversi contro corrente!

Non resta che la speranza in quelle (sempre più rare) persone che sono ancora in grado di fermarsi a riflettere con lucidità, mettere in funzione il proprio cervello e usufruire della propria intelligenza; coloro che sono in grado di rendersi conto della gravità di certe situazioni e di indignarsi di fronte all’attuale starnazzamento della scena pubblica, fra chi stappa le bottiglie, chi si sollazza fra cori e urla o chi ride come un beota di una disgrazia che (a sua insaputa) coinvolge pure lui insieme a tutto il paese.

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L'Eterno Ritorno

L'eterno ritorno è un caposaldo della filosofia di Friedrich Nietzsche. Esso è stato anticipato nella concezione ciclica del tempo proposta dagli stoici. Vattimo ha proposto una lettura dell'eterno ritorno Nietzschiano in relazione al concetto d'oltre-anima emersoniana: "Ciò che Nietzsche chiamava (senza tanto spiegarlo) eterno ritorno dell'uguale, si può ben leggere come la fede emersoniana nella «grande anima» (o «superanima»), l'idea cioè che ogni individuo porti in sé, e metta in gioco nelle sue decisioni imprevedibili, il tutto dell'essere."
Il ragionamento che sta dietro al semplice - ma spesso incompreso concetto di Nietzsche - è il seguente:

In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.

Ad esempio, tirando infinite volte tre dadi a sei facce, ognuna delle 216 combinazioni potrà comparire infinite volte.
Nel caso specifico del discorso esistenziale, Nietzsche fa notare che (essendo le "cose del mondo" di numero finito, e il tempo infinito) anche nella vita umana questo concetto è applicabile: ogni evento che possiamo vivere, l'abbiamo già vissuto infinite volte nel passato, e lo vivremo infinite volte nel futuro. La nostra stessa vita è già accaduta, ed ogni attimo di essa e, in questo modo, perde ogni importanza. In Così parlò Zarathustra Nietzsche mostra come il comprendere questo punto sia fondamentale nella perdita dei valori antecedente al Superuomo.
Secondo una differente prospettiva, la quale può portare a comprendere le note attenzioni freudiane verso Friedrich Nietzsche, l'eterno ritorno dell'uguale può essere interpretato - in una chiave di lettura più vicina alla psicologia e al concetto di "tempo" novecentesco (inteso qui come tempo dell'anima, come "durata" Bergsoniana) - come una trappola statica (vedi Dublino in Joyce) alla quale è sottoposto il destino umano, che nella sua dinamica apparente tra passato, presente e futuro, è necessariamente immobilizzato dalle "scorie indigeste" della propria ombra temporale, dal proprio substrato psichico, che rallenta o impedisce ogni progresso della volontà di potenza e, conseguenzialmente, della vita stessa.
E' proprio questo passato che, rielaborato dalla mente del singolo prima, e quindi dalle grandi masse dei processi storici e culturali, si traduce in "ragione apollinea" (il Super Io freudiano), andando ad inibire progressivamente e a cancellare l'"istinto dionisiaco" proprio dell'era presocratica (ed anche preplatonica e precristiana). Tagliare - per sempre - col passato equivale, quindi, a rompere il circolo perpetuo che vizia il destino dell'uomo; rompere il cerchio dell'eterno ritorno significa, quindi, guadagnarsi la via di accesso ad un nuovo tempo rettilineo, proiettato verso l'infinito e infinitamente diverso da sé. Eliminare l'ombra di pietra che l'uomo si trascina appresso dai tempi di Socrate equivale, quindi, ad una redenzione esistenziale che non può che trovare nel "Superuomo" e nella "Volontà di Potenza" la sua risoluzione totalizzante e totalitaria. Risoluzione che vede solo negli eletti del futuro, nelle nuove generazioni liberate dai profeti di oggi e di domani, svincolate dalla tradizione e dal passato, la possibilità di salvezza per il genere umano.

L’angoscioso tema dell’eterno ritorno (“il peso più grande”) risuona quasi come un assillo nella mente del filosofo, il quale vuole trasmetterlo a partire dall’inquietante e quanto mai realistico interrogativo costituente uno dei passi più belli ed interessanti de La gaia scienza:

«Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione [...]. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!»

Nonostante le innumerevoli difficoltà d’interpretazione che questo tema cela in sé, il messaggio di Nietzsche sembra essere abbastanza chiaro. Esso dà infatti all’uomo comune (e non al superuomo) uno spiraglio di speranza, lo esorta ad accettare attivamente e a vivere appassionatamente ogni attimo della sua esistenza e lo aiuta a conferire alla vita un senso forse oramai da troppo tempo dimenticato. La vita, in fin dei conti, è una sola e la provocazione di Nietzsche non sta a significare altro che essa, in quanto tale, deve essere vissuta realmente come esperienza unica della quale non saremo mai più resi partecipi, e quindi come se non dovesse mai più ritornare. All’uomo moderno privo di certezze assolute egli propone quindi l’amor fati ("amore per il proprio destino"), formula e imperativo che non esprime altro se non l’accettazione dionisiaca della vita e dell’eterno ritorno.

(da Wikipedia)

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L'OltreUomo

Il concetto di superuomo (Übermensch) viene introdotto dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Benché in italiano soprattutto noto con questo termine, la traduzione più coerente con il concetto di übermensch è, secondo molti studiosi (in particolare Gianni Vattimo dell'Università di Torino), oltreuomo; chiarificando, peraltro, la congettura per cui il superuomo è un uomo potenziato, laddove egli rappresenta invece l'uomo che va oltre i propri limiti. È una figura ideale, capace di riconoscere i propri limiti, e che, attraverso l'uso della conoscenza e del pensiero filosofico, li trascende superando in questo modo sé stesso.
Esistono alcune concezioni diffuse, ma ritenute inesatte, su questa figura: in particolare che corrisponda all'ideale di razza pura del
Nazismo, oppure che sia affine ai supereroi dei fumetti. In realtà il superuomo è un ideale traguardo evolutivo della specie umana, senza particolari connotazioni biologiche, nè tantomeno soprannaturali. Il superomismo, ossia l'atteggiamento di messianica attesa di tipi umani superiori, non è stata comunque una novità assoluta introdotta da Nietzsche. Per esempio, già un autore amato da Nietzsche, Emerson, ispirandosi al "culto degli eroi" di Carlyle, parlava di una variegata serie di figure umane idealizzate come i "grandi uomini", gli "uomini rappresentativi", "il Poeta", il "Pensatore" il "semidio" ma anche l'uomo della potenza e della sovrabbondanza vitale, che Emerson chiamava "plus man" nel saggio "Potenza". Probabilmente l'übermensch nicciano è stato mutuato da quest'espressione.
Nel
Così parlò Zarathustra (Also sprach Zarathustra) Nietzsche spiega i tre passi che l'essere umano deve seguire per divenire superuomo (uomo del superamento):
- possedere una volontà distruttiva, in grado di mettere in discussione gli ideali prestabiliti;
- superare il
nichilismo, attraverso la gioia tragica e il recupero della volontà di volere;
- perpetrare e promuovere eternamente il processo di creazione e rigenerazione dei valori sposando la nuova e disumana dimensione morale dell'amor fati, che delinea un amore gioioso e salubre per l'
eternità in ogni suo aspetto terribile, caotico e problematico.

Nietzsche, radicalizzando il "plus man"
emersoniano e la critica emersoniana del culto degli eroi di Carlyle, propugna l'avvento di un nuovo tipo di uomo, capace di liberarsi dai pregiudizi e dai vecchi schemi, di smascherare con il metodo genealogico l'origine umana troppo umana dei valori, nonché di farsi consapevole creatore di valori nuovi. Non sarebbe corretto definire un uomo del genere superuomo: super indica "sopra", quindi "super-uomo" vuol dire "colui che è sopra gli uomini" e li schiaccia. Nietzsche parla piuttosto di "oltre-uomo", (traduzione letterale dal tedesco Über-Mensch): l'Oltreuomo non schiaccia gli altri, ha dei valori differenti dalla massa, quella massa che ha aderito alla filosofia dei sacerdoti e degli schiavi. L'Oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta "morale aristocratica" che dice sì alla vita e al mondo. L'Oltreuomo è discepolo di Dioniso (come si definisce Nietzsche) poiché accetta la vita in tutte le sue manifestazioni, nel piacere del divenire inteso come alternanza di vita e morte. Affronta la vita con pessimismo coraggioso, unisce il fatalismo alla fiducia, e si è liberato dai logori concetti del bene e del male. Per lui ogni istante è il centro del suo tempo. L'eterno ritorno, cioè l'eterna ripetizione, è la dottrina che Nietzsche mette a capo della nuova concezione del mondo e dell'agire umano. Per Nietzsche ogni momento del tempo, cioè l'attimo presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità con passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori: infatti ogni momento si ripete identico nel passato e nel futuro, come un dado che, lanciato all'infinito (poiché il tempo è infinito), darà un numero infinito di volte gli stessi numeri, in quanto le sue scelte sono un numero finito. Il vero Oltreuomo è, in conclusione, colui che danza in catene liberamente e con leggiadria; è lo spirito libero tout court.

(da Wikipedia)

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21 febbraio 2007

La Morte di Dio

La morte di Dio è un concetto filosofico formulato da Nietzsche.
Si configura, per Nietzsche, come una realtà teorica e storica al tempo stesso, che non fonda cioè le sue radici solamente su un convincimento ideale e personale del filosofo, bensì su una vera e propria realtà di fatto, ovvero sulla fine di tutte le illusioni dell’essere umano, alla quale gli uomini cercano di far fronte creandosi dei sostituti, quali idoli e miti di varia natura e di varia specie, che diano un senso alla vita ma anche alla morte, in modo che ognuno si veda e si senta realmente ricompensato delle proprie fatiche, delle rinunce e degli affanni, immaginandosi di venire un giorno ripagato e premiato nell'oltre-vita e nell'oltre-mondo, ovvero nell’
aldilà. Essa assume inoltre la portata di un evento epocale e caratterizzante che, oltre ad aver influito su buona parte del pensiero del filosofo, coincide anche con la perdita di tutte quelle certezze, che, con la loro crisi, hanno fatto cadere l’umanità stessa nel dubbio e nell’incertezza. Infatti è il mondo stesso – col suo caos, il suo disordine e la progressiva mancanza di punti fissi che gettano su tutto l’ombra del relativismo – a giustificare il fatto che Dio non esiste più e che oggettivamente non può più esistere, in un ambiente così corrotto e degenerato.
Di qui la presa di coscienza di Nietzsche, che fa del suo indubitabile
ateismo quasi una parola d’ordine, il quale si configura al tempo stesso anche come denuncia del carattere "alienante" di ogni professione religiosa, questione a suo tempo già formulata e dibattuta da Feuerbach.
Ne
La Gaia Scienza, la morte di Dio viene annunciata da un uomo folle, che giunge tra gli uomini ad avvisarli di questo avvenimento così importante, e spingendoli a creare il Superuomo per riempire il vuoto lasciato da questo avvenimento, causato da tutti gli uomini. Gli uomini, infatti, hanno ucciso Dio, che rappresenta le certezze assolute che finora avevano mantenuto gli uomini lontano dall'incertezza propria dell'età moderna. Ma il folle si accorge di essere giunto in anticipo: questa notizia non era ancora arrivata in quei luoghi.
Naturalmente questa metafora nasconde molti significati nascosti, molti concetti molto profondi. Il tema della morte di Dio intesa come eliminazione di una legge sovraumana sarà trattato anche in
Così parlò Zarathustra, rappresentato questa volta dal drago chiamato "tu devi". Nell'annuncio della morte di Dio, poi, viene esposto già il concetto di superuomo, che deve creare delle leggi proprie per sostituire quelle del Dio oramai morto.

Nietzsche rifiuta la ricerca della metafisica e della cosa in sé
kantiana. Secondo lui non ha nessun valore. Ritiene il noumeno un qualcosa al di fuori della vita terrena e priva di qualsiasi significato. Cercare il noumeno è come cercare Dio. Critica quindi anche l'arte poiché vedeva nell'artista il genio, colui che si innalza sopra gli altri uomini. Tutte queste cose che nascondono valori umani, concreti, sono secondo Nietzsche delle maschere, di fronte alle quali l'uomo ha paura. I valori del Cristianesimo non sono altro che ipocrisia: l'altruismo nasconde l'egoismo, che socialmente è un valore negativo, la solidarietà l'interesse, ecc… Probabilmente a seguito della sua riscoperta di uno filosofo già amato in gioventù, Emerson (che si riteneva un "professore della gaia scienza" e si poneva agli antipodi di Schopenhauer), nella Gaia Scienza Nietzsche delinea il tentativo di uscire dalla decadenza, teorizza una conoscenza che sia gaia, vitale (vitalismo), una conoscenza che non sia più legata al sacrificio degli istinti, degli impulsi umani, ma che liberi l'uomo da qualunque schematismo, da qualunque legame metafisico e morale. Alle linee guida emersoniane, Nietzsche aggiunge una critica della religione che approfondisce, in sostanza, il lavoro di Voltaire. Nietzsche afferma che i valori morali nascondono anche l'incapacità dell'uomo di vivere secondo quei valori terreni spontanei e vitali, di conseguenza i valori che vengono affermati sono quelli degli schiavi, cioè dei vinti, di quelle persone incapaci di vivere e che si pongono quindi come valori metafisici e non terreni.

(da Wikipedia)

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Nichilismo Attivo e Nichilismo Passivo

Le due frasi precedenti servono ad introdurre il pensiero del grande Friedrich Nietzsche, il mio filosofo preferito e certamente spartiacque della filosofia moderna, a cui voglio dedicare un pò di spazio nel mio blog. Quel che segue è tratto da Wikipedia.

Nietzsche mostra come i grandi valori della cultura occidentale, quali la verità, la scienza, il progresso, la religione, vadano distrutti e smascherati. C’è nell'uomo una sostanziale paura della creatività della vita, che produce valori collettivi sotto la cui giurisdizione la vita viene disciplinata, regolata, schematizzata. Sono "valori che disprezzano la vita", che generano un processo di nullificazione. La storia della cultura occidentale è pertanto la storia del nichilismo, e quindi la storia della decadenza. Nichilismo è il processo per cui i concetti capitali della metafisica (essere, verità, realtà, ecc…) si nullificano e si rivelano infondati. Nietzsche afferma che il nichilismo passivo (Schopenhauer) coincide con la perdita o sfiducia di fede nell'uomo europeo e nei valori della sua civiltà; coincide con la "diminuzione vitale", con la massa di malattie, con la pazzia, con tare psichiche e fisiche che colpiscono l'umanità. Nel nichilismo viene meno anche la fiducia nella scienza, che ha ispirato il positivismo. L'uomo nichilista è caduto nell'angoscia per aver scoperto che i fini assoluti e le realtà trascendenti non esistono. Ma l'uomo ha dovuto illudersi per dare un senso all'esistenza, in quanto ha avuto paura della verità, non essendo stato capace di accettare l'idea che "la vita non ha alcun senso". Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito secondo criteri di razionalità, di giustizia e di bellezza, l'uomo non avrebbe bisogno di auto-illudersi per sopravvivere, costruendo metafisiche, religioni, morali. L'umanità occidentale è passata purtroppo attraverso il cristianesimo e percepisce un senso di vuoto, conseguente alla "morte di Dio", e cioè al venir meno di ogni certezza metafisica (perdita totale del senso di vita), conseguente alla scoperta che il mondo è un caos irrazionale. Fino a che non sorgerà il superuomo, cioè un uomo in grado di sopportare l'idea che l'Universo non ha un senso assoluto, anche dopo la scoperta della morte di Dio, l'umanità continuerà a cercare dei valori assoluti rimpiazzando il vecchio Dio con dei sostituti idolatrici quali, ad esempio, lo Stato, la scienza, ecc… La mancanza, però, di un senso assoluto metafisico della vita e dell'universo fa rimanere l'uomo nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. È tuttavia possibile uscire dal nichilismo superando questa visione e riconoscendo che è l'uomo stesso la sorgente di tutti i valori e delle virtù della volontà di potenza (nichilismo attivo). L'uomo, ergendosi al di sopra del caos della vita, impone i propri significati e la propria volontà. Costui è il superuomo, cioè l'uomo che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita.

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Le frasi del giorno...

«Attenti quando il gran Dio scatenerà un pensatore su questo pianeta. Allora tutte le cose sono a rischio. Come quando irrompe una conflagrazione in una grande città, e nessuno sa cosa sia sicuro, o dove andrà a finire. Non c'è parte della scienza il cui fianco non possa essere rovesciato un domani; non c'è reputazione letteraria, e neppure gli eterni nomi della fama, che non possano essere riveduti e condannati. Le speranze stesse dell'uomo, i pensieri del suo cuore, la religione delle nazioni, le maniere e la morale del genere umano sono tutti alla mercé di una nuova generalizzazione.»
(Ralph Waldo Emerson)

«Ciò che ci divide non è il fatto che noi non troviamo nessun Dio, né nella storia, né nella natura, né dietro la natura, ma che quello che è stato adorato come Dio noi non lo troviamo affatto "divino", ma al contrario pietoso, assurdo, dannoso, non solo perché è un errore, ma perché è un crimine contro la vita... »
(Friedrich Nietzsche)

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Scontri di Catania: resta in carcere solo un ultrà

Palermo, 21 feb. (Apcom) - Solo uno degli ultrà catanesi fermati dalla polizia dopo gli scontri avvenuti lo scorso 2 febbraio durante il derby Catania-Palermo è rimasto in carcere mentre degli altri sei che erano detenuti, cinque sono finiti ai domiciliari e uno è stato scarcerato con l'obbligo di firma. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Catania accogliendo parzialmente i ricorsi presentati dai difensori di 6 dei sette indagati.
(da alice.it)

Solo tre parole: come volevasi dimostrare. Tanto fumo dopo la notte di Catania, ma infine dov'è l'arrosto? I tornelli si rivelano inutili, i fumogeni continuano ad entrare negli stadi, gli ultras non smettono di farsi sentire e gli stadi italiani tornano lentamente a popolarsi.
Ma l'Italia è fatta così: prima si fa un gran baccano, si grida alle riforme radicali, alla svolta e al "giro di vite" (che espressione triste!). Poi tutto torna puntualmente come prima, come se nulla fosse successo. E di tutte quelle frasi (spesso retoriche) urlate a caldo dopo il fattaccio, non rimane che una squallida sensazione di sfogo nevrotico. Massì, tanto c'è pure l'indulto...
Ah... che Bel Paese!

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20 febbraio 2007

Zed

Soggetto e sceneggiatura: Tiziano Sclavi
Disegni: Bruno Brindisi
Copertina: Angelo Stano

Fuggire dal mondo, dal dolore e dalla noia, per entrare in un Eden di bellezza e serenità. È questo ciò che i clienti di Scout cercano: un passaggio verso una realtà perfetta e dolcissima... La realtà di Zed. Il Paradiso è nascosto in un vicolo londinese, dietro la magia di una porta invisibile? Forse è così, ma fate attenzione: questo giardino fatato contiene molti frutti proibiti...

Zed è uno di quegli albi che nascono già classici, un gioiellino firmato (niente meno che) Tiziano Sclavi. A metà fra il viaggio lisergico e il surrealismo di un universo parallelo, con qualche spruzzata di fantasy e di splatter, questa storia ci permette di respirare ancora un po’ quell’atmosfera ardita e irriverente dei primi anni dylandoghiani (fine ’80 – inizio ‘90), che in seguito è andata perdendosi con l’uscita del buon Tiz dalle sceneggiature.
Non sarà propriamente fra i numeri più ispirati di Tiziano Sclavi, ma la sua impronta, per quanto già un po’ stanca, continua comunque a farsi sentire (buon sangue d’altronde non mente) lungo tutto il tragitto nel visionario mondo di Zed, seguito da un'azione al fulmicotone ed un finale aperto e criptico.
Storico ormai il dialogo fra Dylan e Mac:

- Ma perché hai voluto venire qui, Mac? Perché fuggire, se oltretutto eri innocente?
- Perché… e perché restare, invece? Perché restare in un mondo dove gli innocenti, come dici tu, finiscono in prigione, dove i diritti civili non sono rispettati, dove comanda il denaro? In un mondo di discriminazioni, di ingiustizie, di razzismo? Un mondo dove gli unici ideali rimasti sono il consumismo e il menefreghismo? Un mondo dove hanno ucciso anche la speranza di cambiare le cose, perché anche i cambiamenti ormai rientrano nello “spettacolo”: la tivù ne parla uno o due giorni e poi via, un nuovo “cambiamento” che non cambia niente, tanto l’importante è la pubblicità dei detersivi e dei pannolini… l’importante è il profitto, e pensare con la propria testa non conta più niente… anzi, è un delitto…
- Mmm… un bel tir di retorica… ma è la verità, spesso, a essere retorica…


Già... i soliti luoghi comuni, tanto comuni quanto (tremendamente) genuini e veritieri. Peccato per le 93 pagine, che restano chiaramente troppo poche per una storia come questa e l’albo ne risente. Buoni i disegni di Bruno Brindisi, il cui stile classicheggiante tutto sommato riesce ad essere all'altezza della situazione. Da avere.

STORIA: 8
DISEGNI: 7
COPERTINA: 8.5

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18 febbraio 2007

Il Cimitero dei Freaks

Soggetto e Sceneggiatura: Paola Barbato
Disegni: Nicola Mari
Copertina: Angelo Stano

Al cimitero dei freaks, negli ultimi tempi non è insolito trovare una tomba profanata… Magari scoperchiata da chi non riesce a trattenere la sua curiosità morbosa e vuole ammirare questi “scherzi della natura” anche una volta defunti. Oppure da qualcuno in vena di divertirsi compiendo atti vandalici, disturbando il sonno eterno di chi, in genere, a causa della sua deformità, ha già dovuto sopportare fin troppe angherie nel corso della vita… Uno di questi indesiderati visitatori notturni, però, ci rimette la pelle, orrendamente ucciso a morsi. I segni sul corpo della vittima sono inconfondibili e riconducono all’impronta dei denti di Clive “Mouthy” Geller, il cui cadavere, stranamente, manca all’appello degli ospiti del cimitero…

Un buon thriller basato sul tema della diversità, ben orchestrato da una Paola Barbato tornata in forma dopo il (mezzo) passo falso del Ventennale. Inizialmente un po’ confusionario, si riscatta nel finale molto commovente. Bellissime e struggenti le tavole di Nicola Mari, che infondono un’atmosfera ulteriormente malinconica alla già di per sé tragica vicenda (si noti ad esempio il continuo fluttuare delle foglie al vento nelle scene del cimitero o gli spigolosi giochi di luce/ombra). D’altra parte Mari è sempre una garanzia (a mio avviso è il miglior disegnatore dylandoghiano insieme al grande Angelo Stano).

STORIA: 7

DISEGNI: 8.5
COPERTINA: 7.5

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17 febbraio 2007

La frase del giorno...

Se avessimo le ali,
potremmo volare

Se fossimo giganti,
potremmo oltrepassare le montagne

Se fossimo immortali,
potremmo vivere per sempre

Se non avessimo confini,
non potremmo superarli

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16 febbraio 2007

Cala il sipario sugli esami

Finalmente è finita! Da oggi si chiude in pratica la sessione invernale di esami, quel che è fatto è fatto, e per quel che fatto non è ci si rivede in estate e tanti saluti.

Questa mattina mi sono tolto dalle scatole Teologia II (la Vendetta): ho detto due cose e dopo qualche minuto è fioccato un 28. Direi che mi accontento.
Peccato per l'orale di francese, che solo verso mezzogiorno ho scoperto essere (stato) alle nove e mezza. Amen, tanto mi pare sia possibile sostenerlo anche d'estate; e in ogni caso avevo già Teologia, e non avendo ancora sviluppato la virtù dell'ubiquità avrei comunque dovuto scegliere una delle due.

Beh, tirando infine le somme di questi due mesi, non posso certo dirmi soddisfatto. Ho dato un solo esame importante (Statistica, voto 30), ne ho dato un altro pressoché inutile (Teologia II appunto), ho dato solo la metà scritta di Francese, ne ho saltati due a piè pari (Metodologie e Inglese II), ne ho provato uno tanto per vedere com’era (Inglese I), infine ne ho rifiutati due (Economia Politica, voto 26, e Matematica, voto 22) ed ho provato a ridarli (non so ancora il voto, ma saranno sicuramente andati male o comunque al di sotto di quanto avrei voluto).


In ogni caso non voglio recriminare o perdermi nei vacui rimpianti di una sessione d’esami gettata praticamente alle ortiche. Per il momento mi basta che questi esami siano finiti, mi basta tornare a respirare, staccare la spina e prendermi una bella vacanza fino all’inizio del prossimo semestre (una decina di giorni). Tornerò a pensare ai prossimi esami fra qualche mese.

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14 febbraio 2007

Questa è la civiltà?

Il seguente articolo è tratto dal sito Ansa.it, notizia di oggi 14 febbraio 2007.


Nuvoli-Welby: due storie, un filo rosso
ROMA - "Sono vivo, se vita si può chiamare questa mia permanenza in un involucro che non riconosco più come il mio corpo. Questo accanimento nel tenermi in vita mi sembra assurdo, ipocrita, inutile". Sono parole di Giovanni Nuvoli, l'uomo sardo affetto da distrofia muscolare amiotrofica e che ha chiesto di poter morire. Parole molto simili aveva scritto anche Piergiorgio Welby sul suo blog, e la sua rivendicazione, quella al "diritto civile, politico, personale ad una morte naturale", è stata ora fatta propria da questo paziente sardo. Un nuovo, tragico 'caso Welby'.


Due storie a confronto dalle mille similitudini. E con un unico filo rosso: la battaglia per quello che viene ritenuto un 'diritto', la battaglia per una "morte dignitosa". Forse è troppo parlare di 'storie-fotocopia' ma, certamente, ripercorrendo quella di Nuvoli non può non tornare alla mente quella del 'capitano', come i tanti amici di blog amavano definire Welby. Simili, a partire dalle passioni: amava lo sport e la caccia, Welby, prima che la malattia lo colpisse; era un arbitro di calcio, Giovanni Nuvoli, prima di sentir pronunciare quella tragica diagnosi. Due fisici atletici trasformatisi in due corpi immobili costretti a letto: oggi Nuvoli pesa poco più di 20 chili, per 1 metro e 85 di altezza. Malattie molto simili: distrofia muscolare amiotrofica l'uno e progressiva l'altro, che consistono nella lenta 'distruzione' di tutti i muscoli del corpo.

Ma con una differenza: la patologia colpisce Welby all'età di 20 anni (morirà a 61 anni), mentre sembra essersi manifestata più tardi in Nuvoli (che oggi ha 53 anni). Quasi uguale il numero di anni di 'calvario' attaccati ad un respiratore: sei per Nuvoli, nove (dal 1997 al 2006) per Welby. Per comunicare, lo stesso, doloroso 'copione': mogli che mostrano una lavagnetta e palpebre che sbattono all'indirizzo delle lettere luminose. Perché si arriva al punto in cui la malattia inibisce qualunque movimento, ad eccezione di quelli oculari e labiali. Inevitabile pensare anche alle donne che accompagnano le giornate di questi malati: la signora Mina, fino alla fine accanto a Welby, e la moglie di Nuvoli, che ogni giorno dialoga con lui con una lavagnetta. Due percorsi di vita che hanno portato alla stessa richiesta: nel 2006, Welby presenta un ricorso al Tribunale di Roma per il distacco del ventilatore ma, a distanza di pochi mesi, il giudice dichiara inammissibile il ricorso. Altrettanto è successo a Nuvoli: il sostituto procuratore del tribunale di Sassari ha dichiarato inammissibile la sua richiesta di 'staccare la spina' previa sedazione.

Mentre Welby ha trascorso gli ultimi anni costretto a letto nella sua casa, Nuvoli è ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Sassari. L'atteggiamento dei medici curanti è però stato lo stesso: l'oncologo Giuseppe Casale, tra i medici che per un certo periodo hanno avuto in cura Welby, ha detto 'no' alla richiesta del suo paziente. Allo stesso modo, i medici di Sassari hanno dichiarato che si atterranno al nuovo codice professionale, dove si afferma che 'il medico anche su richiesta del malato non deve effettuare ne' favorire trattamenti finalizzati alla morté. Inoltre, si richiamano all'art.579 del Codice penale, che proibisce l'omicidio del consenziente.

Forse, l'unica, evidente differenza tra i due casi è il clamore che ha accompagnato le vicende: subito sotto i riflettori Piergiorgio Welby che, nel settembre 2006, scrive una lettera-appello al presidente della Repubblica. Relativamente più 'in sordina' il caso Nuvoli. Alla fine Welby è riuscito nel suo intento e l'anestesista Mario Riccio ha 'staccato la spina'. E' presto per dire quale potrà essere la conclusione per Nuvoli. Ma resta il suo appello, che rimbalza da tanti siti internet su temi bioetici: "Chi mi uccide non sarebbe il medico, ma la malattia. I medici consapevoli di non essere padreterni, devono saper accettare la morte. Non come sconfitta professionale, ma fatto naturale".

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Sono disgustato dal fatto che oggi, nel 2007, debbano ancora compiersi orrori di questo tipo in nome di un ipotetico Dio buono e misericordioso, la cui esistenza è peraltro tutta da dimostrare. E' forse buono e misericordioso ciò che stanno facendo a questo povero uomo? E' forse umano lasciare che un essere vivente soffra come un dannato e si spenga lentamente in una straziante agonia? Sono sempre più disgustato dalla Chiesa, dalle sue ipocrisie, dalle sue contraddizioni interne, dal suo fanatismo, dalla sua disumana obbedienza ai dogmi e dalla sua spietata insensibilità.
E' una cosa talmente vergognosa che mi toglie le parole di bocca e mi lascia dentro solo una grande rabbia. Tutti coloro che si oppongono all'eutanasia dovrebbero vergognarsi, perché si comportano in maniera indegna per un essere umano. Vorrei vedere Ratzinger nelle condizioni di Giovanni Nuvoli, chissà se cambierebbe idea a quel punto... ma finchè c'è qualcun altro immobilizzato sul letto è facile ciarlare di Cristo e di un Dio che è l'unico detentore del potere di dare o prendere la vita.
Nei paesi più civili ed evoluti l'eutanasia è una conquista datata già da diversi anni, ma in altri paesi (come il nostro) ci si perde in futili dibattiti e intanto la gente soffre... mentalità retrograda, spirito inflessibilmente bigotto, fosse per la Chiesa saremmo ancora al Medioevo a bruciare i libri e le streghe. Bleah...

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Teologia? Culturalmente offensiva

Non ne posso più di questi esami, non vedo l’ora che siano finiti!
Ma la cosa che più non sopporto è Teologia: è pazzesco che questo esame sia obbligatorio, va bene che l’università è Cattolica, ma c’è davvero un limite a tutto!

Oggi mi sono dovuto sorbire una cinquantina di fotocopie che ripetevano ossessivamente le stesse cose (Dio onnipotente e onniscente, gloria, croce, Padre, Figlio, Spirito Santo…), un bombardamento dottrinale da capogiro. Io non credo nella Chiesa Cattolica e per me studiare queste baggianate è quindi molto faticoso.
Fossero almeno discussioni teologiche di un certo rilievo, potrei esserne già più interessato. Ma qui si tratta di argomenti di una banalità allucinante, al livello del catechismo per bambini delle elementari che devono essere istruiti a credere nel Signore Gesù, in modo da entrare fin da subito nelle fila dell'esercito del Santo Padre; si tratta della mancanza totale di spunti di riflessione ed in compenso della piena stagnazione culturale di una dottrina dogmatica che va avanti ormai da millenni e che, lungo il corso della storia, ne ha combinate di cotte e di crude.

Provare per credere:
click_here
questo link è un estratto di 15 fotocopie (un terzo di quanto va studiato) e sfido chiunque a leggersele e ad apprezzarle.

Siamo nel 2007 e mi sembra sconvolgente che in un’università si insegnino (o meglio si imponga di studiare) ancora queste cose. L’università dovrebbe essere, almeno in linea teorica, la culla del sapere e della conoscenza, della cultura e dell’arte, del progresso scientifico e del fermento intellettuale… e invece ci troviamo ancora i dogmi e le superstizioni, come nel Medioevo.
Ad alcuni potrò sembrare esagerato, ma certe cose sono davvero inaccettabili… come studente universtiario di 21 anni posso dire di sentirmi “culturalmente offeso” dall’imposizione di questa inutile materia.
Poi dicono che gli arabi sono dei fanatici. Ma i fanatici sono molto più vicini di quanto possa sembrare… li abbiamo già in casa, purtroppo, e (troppo) spesso occupano anche posizioni di spicco.


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Buon S. Valentino a tutti!

Oggi è la festa di tutti gli innamorati... che giorno romantico! Tutto il mondo si colma di fiori, cuoricini, cioccolatini, languide canzoni ed effusioni di varia natura…
Essendo il mio cuore libero e spensierato, per me questo è un giorno come tanti; ma ovviamente non può che farmi piacere tutta l’aura d’amore e d’affetto che oggi si spande in giro per il pianeta, quasi a rivendicare il fatto che l’uomo sa essere anche sensibile e affettuoso, e non solo capace di guerre, soprusi e delitti.

Tuttavia la maggior parte delle persone, pensando a San Valentino, considera subito le coppiette felici. È giusto, ma io voglio dedicare due righe anche per l’altra faccia della medaglia, e dire “coraggio!” a tutti gli innamorati non ricambiati, per i quali il diniego della persona amata si fa oggi ancora più cocente; a coloro che soffrono la ferita ancora aperta di una storia d’amore terminata di recente; a coloro infine che cercano semplicemente una persona da amare, per vincere la propria solitudine. Non siate tristi! Per tre semplici ragioni: perché l’amore può arrivare quando meno ve l’aspettate, perché nella vita non esiste solo l’amore e perché tutte le ferite, prima o poi, si rimarginano!

E pertanto… buon San Valentino a tutti! :D

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13 febbraio 2007

21 anni

Il tempo passa per tutti... me compreso! Tecnicamente ho ancora 20 anni, almeno fino alle 6 di questa sera, ma resto sempre un pò sorpreso quando aggiungo un altro anno alla lista che mi porto dietro da quel lontano 13 febbraio '86, quasi mi illudessi di vivere per sempre alla stessa età, e mi sento ogni volta un pò troppo vecchio... :D

Comunque voglio ringraziare tutti coloro che oggi mi hanno fatto gli auguri, dalle persone fisiche agli amici dei forum e di Messenger, e mi hanno fatto sentire il loro affetto... mi ha fatto moltissimo piacere, vi voglio tanto bene! :D

PS: un ringraziamento particolare ad Isa, che come ogni volta è stata la prima in assoluto a ricordarsi di me e che si conferma sempre un'amica straordinaria, di una dolcezza e una fedeltà rare a trovarsi... sei veramente una persona speciale, amica mia, e ti voglio un bene infinito! :)

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11 febbraio 2007

Carpe Diem

“ Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Una vita è un'opera di teatro che non ha prove iniziali.
Quindi: canta, ridi, balla, ama... e vivi intensamente ogni momento della tua vita... prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi ”

(C. Chaplin)


Questa non la chiamerei nemmeno "la frase del giorno", bensì "la frase di tutti i giorni". Onore e gloria al grandissimo Charlie Chaplin, sicuramente uno dei maggiori artisti del XX secolo!
Questa frase, che io reputo estremamente intensa e alla quale cerco sempre di ispirarmi, riassume un intero universo e un'intera filosofia di vita, ricordandoci quanto ogni istante della nostra esistenza sia prezioso, unico, irripetibile e per questo meritevole di essere vissuto nel migliore dei modi. Un capolavoro.

Chissà che mondo sarebbe, se tutti gli uomini riflettessero più spesso su questa frase.
Chissà se una piccolissima scintilla riuscirà mai a cambiare un colossale meccanismo, a farlo ruotare in modo diverso.
Chissà che mondo sarebbe, se tutti gli uomini smettessero almeno per un istante di urlare, dannarsi, farsi la guerra, uccidersi, odiarsi, insultarsi, invidiarsi, ignorarsi... e provassero ad aprire gli occhi e le orecchie, a mettere giù le armi e a riflettere.

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10 febbraio 2007

W la Liga (spagnola) !

Oggi ho visto l'ultima parte di Real Sociedad - Real Madrid, partita vinta (purtroppo) dalle presuntuose merengues di Fabio Capello per 2 a 1.
Comunque sono affascinato dal campionato spagnolo (così come da quello inglese e francese) e ho deciso che d'ora in avanti cercherò di seguirlo di più. Con questo non intendo abbandonare quello italiano (l'Inter rimane pur sempre la mia squadra del cuore), ma penso sia evidente quanto il calcio estero sia (oggigiorno) molto più attraente di quello made in italy.

Già la vicenda di Calciopoli (o Moggiopoli che dir si voglia) fu un vero e proprio uragano che scoperchiò quanto fino ad allora si era solamente osato sospettare (con un pizzico di malizia che non fa mai male - come disse Andreotti: "A pensar male si fa peccato, ma in Italia ci si azzecca sempre"). Il calcio italiano ebbe allora una vera e propria emorragia di credibilità e si pensava di aver toccato il fondo. E invece pare sia proprio vero che al peggio non c'è limite... e sono arrivati così i fatti di Catania, con un padre completamente fuori di testa che si ostina a negare una verità oggettiva e a difendere il figlio delinquente nonostante tutte le prove (televisive e non) confermino la sua colpevolezza. Non mi sorprende che quel ragazzo sia cresciuto com'è cresciuto: abituato sempre ad essere protetto, a potersi permettere ogni cosa, compreso devastare i bagni di uno stadio e usarne i detriti come arma contudente per ammazzare un poliziotto. Due schiaffoni in faccia mi sarebbero sembrati il minimo (e ve lo dice una persona contraria per principio alla violenza... il che è tutto dire!), ma oggi non ho potuto proprio sopportare le parole di quel genitore degenere. D'altra parte è minorenne, per cui si eviterà anche il carcere e probabilmente fra pochi anni sarà di nuovo in libertà. Grazie a condizionali, indulto e sconti vari... ma vabeh, questa è un'altra storia. Il fatto è che a questo punto i Mondiali vinti in Germania 2006 sembrano essersi rivelati solamente una chimera, un'illusoria speranza di rinascita ben presto svanita nel classico lerciume all'italiana.

Ritornando invece al calcio europeo, non mi stupisce più di tanto che non solo gli spettatori, ma anche i calciatori fuggano all'estero alla ricerca sì di uno stipendio allettante ma anche di uno sport più pulito: ovviamente con grave perdita economica per l'Italia, in cui il calcio rappresenta un grosso introito.
Gli stadi europei sono belli, il pubblico civile e le squadre, se non superiori, perlomeno non sono inferiori a quelle nostrane. E la gente, chiaramente, va dove sa di poter stare meglio.
Il Real Madrid mi sta antipatico (è una squadra davvero troppo presuntuosa), per cui farò il tifo per il mitico Barcellona! D'altra parte posso vantare a tal proposito un ricordo di tanti e tanti anni fa, di quando cioè andavo a giocare a calcio all'oratorio con la maglia blau-grana di Ronaldo...
Inoltre il Barcellona è una squadra che stimo molto perché ha un organico meno borioso, ma a mio avviso molto più potente del Real Madrid (si pensi ai vari Ronaldinho, Messi, Zambrotta, Xavi, Puyol, Deco, Iniesta, Eto'o... solo per citarne alcuni).

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Per non dimenticare la tragedia delle foibe

I miei complimenti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, nonostante il suo passato comunista, ha celebrato oggi il giorno del ricordo della tragedia delle foibe. Qualcuno potrebbe obiettare che era suo dovere, vista la carica che ricopre; ma in ogni caso ha usato parole giuste e appropriate, sottolineando l'importanza di non dimenticare non solo l'avvenimento in sè, ma anche il silenzio con cui si cercò di insabbiarlo in seguito.

"Anche di quella non dobbiamo tacere - ha detto Napolitano - assumendoci la responsabilità di aver negato o teso a ignorare la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali. Va ricordato", ha aggiunto Napolitano, "l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l'odissea dell'esodo, del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell'Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale".

Parole encomiabili e un'ammirevole prova di responsabilità e obiettività.

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Che velocità!

Pare sempre più probabile che domani lo stadio di San Siro venga aperto agli abbonati rossoneri, che potranno così assistere a Milan-Livorno.
[...]
Ricordiamo che nelle ultime ore sono stati installati a San Siro 28 tornelli, che dovrebbero permettere ai 37.297 abbonati rossoneri di entrare nello stadio anche se al ritmo di solo 750 circa all'ora per ogni passaggio.
(da sport.alice.it)

E meno male che i lavori non sarebbero stati terminati prima di ottobre! Nel giro di un paio di giorni sono stati montati decine di tornelli a tempo di record. E se solo lo volessero realmente, i responsabili potrebbero completare tutti gli altri lavori necessari molto prima di ottobre. A quanto pare quando ci sono interessi forti in gioco (come una bella partitella del Milan, società di un certo Silvio Berlusconi), anche la burocrazia comincia a scricchiolare e a mostrare tutto il suo squallore e la sua fondamentale inutilità.
Questo dimostra come, volendo, con la buona volontà si potrebbero fare molti più lavori di quanti ne riesca a soffocare la piaga della burocrazia. Già... volendo.

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Così poco?

Oggi ho dato un'occhiata al calendario del secondo semestre e sono rimasto sorpreso di quanto siano pochi i giorni di lezione!
Il secondo semestre inizierà il 26 febbraio e terminerà il 1 giugno; ad aprile ci saranno ben 15 giorni di vacanza per Pasqua, mentre marzo e maggio saranno regolari dal lunedì al venerdì.
Quindi in totale, da qui a giugno, ci saranno solo 2 mesi e mezzo di lezione! Poi inizieranno gli esami della sessione estiva.
Probabilmente è sempre stato così, ma devo ammettere che non me n'ero mai reso veramente conto... sarà per questo che ogni volta si dice: "questo semestre è volato" ?

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09 febbraio 2007

3 giorni decisivi

Da domani inizeranno ufficialmente i 3 giorni di studio in vista degli esami di Macroeconomia e Matematica del 13 e 15 febbraio! Il tempo a disposizione è molto poco, ammetto di aver sottovalutato la portata del lavoro; in ogni caso sono ottimista, perché grazie al 30 in Statistica ho ritrovato fiducia nelle mie capacità e soprattutto la voglia di impegnarmi ancora per fare bene in quest'università.

Ho dovuto declinare anche le proposte di uscita degli amici, ma a questo punto è necessario barricarsi letteralmente in casa e fare in modo che questi tre giorni siano intensi e produttivi! (vabeh dai, almeno Chievo-Inter me la concederò! :P)

Sono insomma 3 giorni decisivi. Non sarà una passeggiata (soprattutto per Mate), ma speriamo in bene! ;)

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Baudo VS Ratzinger

«La festa di Sant'Agata non andava fatta. Domani ci saranno i funerali del poliziotto morto ma ci sarà anche la processione della statua. Invece la bara di Raciti doveva essere in chiesa sotto la statua. Il dovere della chiesa è essere vicini ai problemi sociali. Oggi il Papa non ha detto una parola nell'Angelus».

Così è iniziato lo scontro Baudo VS Ratzinger, dopo la dichiarazione del presentatore siciliano alla trasmissione “Quelli che il calcio”.
W Pippo Baudo! Un signore della televisione, ma anche una persona che non ha paura di dire ciò che pensa (e chi mi conosce sa quanto io ami questa virtù), sebbene possa andare contro il potere influente e colossale di certi personaggi. Ciò che Baudo ha fatto notare è a mio avviso giustissimo, era ora che qualche volto facesse sentire la sua voce.
La Chiesa è lontana dalla realtà e non rappresenta neppure lontanamente i principi e la morale su cui è fondata: inutile citare le innumerevoli contraddizioni interne e la mancanza di coerenza fra gli ideali professati e gli atteggiamenti messi in pratica, si rischia di cadere nei soliti (ma comunque sempre attuali) luoghi comuni. Ma voglio farlo ugualmente: perché tanto lusso per professare la fede di chi predicava umiltà? Quanti bambini mangerebbero, anziché morire di fame, con il ricavato di uno degli anelli di Ratzinger? Perché fare soffrire come bestie quei malati terminali che non desidererebbero altro che morire in pace? Perché tanta presunzione e tanto distacco da parte del vicario di colui che andava a predicare in mezzo alla gente e alle folle? Perché tante ingiustizie e tante discriminazioni in una religione che dovrebbe favorire l’uguaglianza e la fratellanza universale?
Uguaglianza, fratellanza, umiltà… c’è qualcuno che vede tutto questo nella Chiesa Cattolica? E non sto parlando dei preti di campagna o di un convento di fanatiche, ma in particolare della punta della piramide gerarchica.
E che dire poi dell’Inquisizione, delle Crociate e di tutti gli altri innumerevoli crimini degni di un regime nazista operati dalla Chiesa?
Beh certo, sono luoghi comuni questi, e così vengono ignorati e si tira avanti sempre con questo sistema. Bah...

Non tutti sono credenti in Italia, ma tutti subiscono la pressione della Chiesa, da sempre influente nella vita politica di questo paese. Chi viene dall’estero si stupisce di quanto sia opprimente la sua autorità, che sconfinando in continuazione dai propri limiti controlla una vasta fetta di potere.
Se l’Italia è un paese arretrato rispetto a molti altri in Europa (tanto per fare qualche esempio: Olanda, Francia, Spagna, ma volendo anche Germania e Inghilterra), lo deve soprattutto a questa allucinante organizzazione mondiale che, facendo leva sui sentimenti (solitudine, disperazione, ricerca di una speranza), sulle paure (cosa ci sarà dopo la morte?) e sull’ignoranza di una gran parte della popolazione italiana e mondiale, riesce a guadagnarsi un sostegno e una fedeltà senza paragoni.

Eutanasia, aborto, progresso scientifico, leggi liberali… tutto questo è ancora molto (troppo) lontano per un paese che ha la Chiesa in casa.

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Un topic inopportuno

Qualche giorno fa è stata violentata una ragazza alla Cattolica (ormai lo sanno pure i sassi). La stessa polizia aveva cercato di mantenere il massimo riserbo sui dettagli, ma ovviamente la famelica morbosità giornalistica è riuscita a farli trapelare.

Quel che speravo non succeddesse (ma purtroppo è successo) era l'apertura di un'apposita discussione sul forum della Cattolica. La trovo una mancanza di sensibilità e di rispetto verso la privacy di quella povera ragazza, la cui triste (e privata) vicenda è diventata ormai argomento di pubblica chiacchiera.
Poi ovviamente ognuno agisce secondo la propria coscienza. Io personalmente ho già espresso il mio disappunto e non scriverò ulteriori post in quel topic.

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08 febbraio 2007

La bandiera Inglese è battuta ancora in alto mare!

Beh, onestamente pensavo di essere un pò più preparato in inglese, invece l'esame di oggi ha dimostrato che mi trovo ancora in alto mare. Sicuramente non l'ho passato, ma non è questo il punto: non mi interessa passare l'esame in sè; mi interessa imparare bene l'inglese, lingua indispensabile nel mondo del lavoro o per chi vuole viaggiare in giro per il mondo!
Lo scoglio più grosso, in particolare, è la parte orale: non riesco ancora a seguire i dialoghi, in un fiume di frasi ne pesco solo un paio. Nello scritto va un pò meglio, ma anche in quel campo c'è tanto lavoro da fare...
Amen! Ho deciso che seguirò i corsi da principiante per il secondo semestre, così potrò lavorare molto più seriamente. L'auto-apprendimento infatti è fuori discussione a questo punto...
Tuttavia non rimpiango di aver sempre fatto francese, sia alle medie che al liceo: anche questa lingua mi interessa molto (specialmente considerando i miei sogni parigini) ed è sicuramente più difficile da apprendere, per cui sarebbe stato più problematico il caso contrario.

PS: per il resto tutto okay, a parte il mal di testa e un senso di stanchezza che mi hanno preso verso sera, di ritorno da un infruttuoso giro a Corsico fra Ikea ed Emmelunga Arredamenti. Spero di non essermi beccato l'influenza!

PPS: ah, finalmente sono arrivati gli arretrati (una quarantina) di Dylan Dog che avevo ordinato! cominciavo a temere il peggio, ma tutto è bene quel che finisce bene... sono tutti numeri molto interessanti, me li gusterò! :P

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07 febbraio 2007

Nighthawks (1942)

Ma a mio avviso il capolavoro di Edward Hopper è "Nighthawks". Per questo ho voluto dedicargli un post tutto suo.


Uno stupendo ritratto dell'America anni '40, molto malinconico e profondo. Una figura emerge dall'ombra e osserva il barista, mentre un'altra - isolata - quasi scompare sprofondando nella stessa abissale ombra sullo sfondo. Su questo quadro si potrebbe parlare per ore: e se, ad esempio, la figura vicina alla donna non fosse altro che il fantasma dell'uomo seduto di spalle? Una sua proiezione mentale, il suo desiderio di compagnia femminile, di fare due chiacchiere con il barista a quella tarda ora della notte e di fuggire dalla propria solitudine...


Pochi soggetti, insomma, ma un attento studio delle luci e delle forme nello spazio, in perfetto stile Hopper...





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Edward Hopper: solitudine nella vita americana di inizio '900

Voglio dedicare questo post a un grande pittore americano di inizio ‘900, Edward Hopper. Ecco un estratto da Wikipedia:

Edward Hopper (Nyack, 22 luglio 1882 - New York City, 15 maggio 1967) è stato un celebre pittore statunitense, celebre soprattutto per i suoi ritratti della solitudine nella vita americana contemporanea.
[...]
Il successo ottenuto con una mostra di acquerelli (1923) e con un’altra di quadri (1924) contribuiscono a fare di Hopper il caposcuola dei realisti che dipingevano la “scena americana”.
La sua evocativa vocazione artistica si rivolge sempre più verso un forte realismo, che risulta la sintesi dellla visione figurativa combinata con il sentimento struggente e poetico che Hopper percepisce nei suoi soggetti.

Predilige immagini urbane o rurali, immerse in un silenzio, in uno spazio reale ma che allo stesso tempo sembra metafisico, che comunica allo spettatore un forte senso di estraniamento del soggetto e dell'ambiente in cui è immerso, ottenuto grazie alla sapiente composizione geometrizzante della tela, al sofisticato gioco di luci, fredde, taglienti e volutamente "artificiali", e all’estrema sintesi di dettagli. La scena è quasi sempre deserta; nei suoi quadri raramente vi è più di una figura umana, e quando ve ne è più di una quello che emerge è l'estraneità dei soggetti e l'incomunicabilità che ne risulta, accentuando la solitudine.

Ed ora ecco a voi alcuni dei suoi quadri che a me personalmente piacciono davvero molto:



(Yawl Riding a Swell)

(El Palacio)

(The Lighthouse at Two Lights)

(Corn Hill - Truro, Cape Cod)

(Cape Cod Evening)



(Rooms by the Sea)

(Morning Sun)



(New York Movie)

(First Row Orchestra)

(Office at Night)

(New York Office)

(Pennsylvania Coal Town)


Questi sono ovviamente solo alcuni quadri; ce ne sarebbero tanti altri, ma per esigenze di spazio non posso postarne più di tanti...

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I 7 punti del decreto

Da www.eurosport-it.com:

La bozza del decreto legge è di sette articoli e potrebbe subire modifiche dell'ultima ora. Anche perché - secondo quanto si è appreso - il disegno di legge delega, annunciato ieri dal governo e che dovrebbe contenere ulteriori misure sul funzionamento degli stadi e sull'inasprimento di altre pene, ancora non è pronto: gli uffici tecnici dei ministeri dell'Interno, della Giustizia e dello Sport ci stanno ancora lavorando.

Ecco, in sintesi, cosa prevede la bozza di decreto legge:

PARTITE A PORTE CHIUSE - "Fino all'esecuzione degli interventi strutturali e organizzativi richiesti" per attuare quanto previsto dai decreti 'Pisanu, le partite di calcio ''possono essere svolte esclusivamente 'a porte chiuse'".

STOP A VENDITA BIGLIETTI IN BLOCCO A SQUADRE OSPITI - Le società che organizzano le competizioni non possono più vendere ,"direttamente o indirettamente", alla squadra ospitata, biglietti in blocco. E' vietato inoltre "vendere o cedere" alla stessa persona un numero di biglietti superiore a dieci. In caso di violazione si rischia da 10 mila a 150 mila euro di multa. Il divieto è immediato per cui i biglietti ceduti o venduti prima dell'entrata in vigore del decreto "non possono essere utilizzati".

'DASPO' PREVENTIVO FINO A 7 ANNI - Il divieto di accesso negli stadi viene innalzato fino a sette anni e presuppone non più soltanto l'accertamento di un reato, ma "può essere altresì disposto nei confronti di chi, sulla base di elementi oggettivi (come ad esempio un rapporto di polizia pure su minorenni, ndr), risulta avere tenuto una condotta finalizzata alla partecipazione attiva a episodi di violenza in occasione o a causa di manifestazioni sportive o tali da porre in pericolo la sicurezza pubblica in occasione o a causa delle manifestazioni stesse". Previsto l'obbligo di firma in un comando di polizia durante la partita. Chi viola il 'Daspo' rischia da 6 mesi a tre anni di reclusione e una multa fino a 10 mila euro.

Tra le altre misure previste dalla bozza di decreto legge, inoltre, ci sono: FLAGRANZA DI ARRESTO ENTRO 48 ORE - La polizia potrà arrestare in flagranza di reato differita fino a 48 ore (contro le attuali 36) chi in occasione di manifestazioni sportive risulta autore di un reato commesso con violenza alle persone o alle cose grazie a foto o video.

GIUDIZIO DIRETTISSIMO - Verrà giudicato per direttissima non più solamente chi ha lanciato materiali pericolosi o ha fatto invasione di campo, ma anche i tifosi che vengono trovati in possesso di razzi, bengala e "artifizi pirotecnici" in genere.

SPEZZARE LEGAME SOCIETA'-TIFOSI - Sembra essere questo l'obiettivo di un'altra norma contenuta nella bozza di decreto legge che estende le misure di prevenzione a coloro che sono indiziati di aver agevolato gruppi o persone che hanno peso parte attiva, in più occasioni, a manifestazioni di violenza durante le partite. Prevista inoltre la possibilità si sequestro di quei beni "la cui disponibilità può agevolare, in qualsiasi modo, le attività di chi prende parte attiva a fatti di violenza in occasione o a causa di manifestazioni sportive".

AGGRAVANTI PER I DELITTI DI VIOLENZA E RESISTENZA A POLIZIA - Vengono portate da un minimimo di 5 a un massimo di 15 anni (anziché da 3 a 15) le pene per chi commette violenza e resistenza a pubblico ufficiale con armi ma anche con il "lancio di corpi contundenti e altri oggetti, compresi gli artifici pirotecnici in modo da creare pericolo alle persone

Mah, non mi sembrano delle grandi misure. Gli arresti lasciano il tempo che trovano, fra condizionali e sconti di vario tipo, e per quanto riguarda gli altri provvedimenti si sa che in Italia "fatta la legge, trovato l'inganno".
Ok spezzare i legami fra le società e gli ultras, ma le partite a porte chiuse sono una misura demagogica e ingiusta. Gli ultras potrebbero essere ancora più inferociti e sfondare i cancelli o girovagare per i dintorni seminando distruzione, mentre agli spettatori civili che vorrebbero soltanto godersi la partita della propria squadra, sarà negata anche questa piccola-grande consolazione italiana.
E che dire poi dello spettacolo? Una partita a porte chiuse è orribile, sembra un allenamento. Se già il calcio italiano perde ogni anno sempre più spettatori, adesso rischia veramente il collasso.

Io avrei optato piuttosto per la costruzione di stadi più moderni: e non vengano a dirci che non hanno i soldi, visti tutti gli sprechi edilizi che avvengono in Italia e soprattutto lo stipendio di quegli uomini che corrono dietro a un pallone di cuoio...
L'inasprimento delle pene contro i facinorosi mi trova d'accordo, ma purtroppo so già che la burocrazia italiana non riuscirà a far funzionare nemmeno questo meccanismo.

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06 febbraio 2007

Ecce Homo: l'Uomo come dovrebbe essere (ma non è)

Questa è una mia personalissima riflessione, condivisibile o meno che sia, ma (penso) almeno rispettabile. Mi è stata in parte suggerita da alcune discussioni e dai fatti di cronaca verificatisi in questi giorni.

“Ecce Homo” disse Ponzio Pilato consegnando Gesù ai Giudei.
Ma per quanto Gesù possa rappresentare il più virtuosamente alto modello di essere umano (buono, generoso, misericordioso ecc…), come può essere questo l’Uomo?
Le illusioni sono una bella droga, ma prima o poi arriva il momento di aprire gli occhi e risvegliarsi, guardare in faccia la realtà. L’Uomo non è buono e candido, è un animale esattamente come tutti gli altri che lo circondano, semplicemente un po’ più intelligente. Questo è uno dei diversi motivi per cui la velluta voce della dottrina cattolica stride spesso alle mie orecchie.
L’Uomo è capace di cose meravigliose e di cose orribili. Tutti hanno i loro scheletri nell’armadio (chi più, chi meno… ma nessuno escluso): questo perché l’Uomo non è quella Macchina Perfetta che vorrebbe dipingere la Chiesa, ma un essere che annaspa nell’oceano dell’esistenza in mezzo a una moltitudine di difetti.
L’Uomo vive di istinti e passioni, non è una macchina. Ha un ciclo di vita, non è immortale. Gelosia, odio, invidia, amore, onestà, gioia, dolore, rabbia, serenità, paura, entusiasmo… tutti i sentimenti, belli o brutti, malvagi o virtuosi, riconosciuti o negati, tutti questi sono miscelati inscindibilmente nella natura umana come una linfa che ne impregna le più profonde radici. Ora ne prevale uno, ora ne prevale un altro. I sentimenti ribolliscono spumeggianti (con tante sfaccettature) e vengono a galla un po’ a turno, talvolta anche all’improvviso.
A chi non è mai capitato di perdere la pazienza? Chi non ha mai provato odio o invidia verso qualcuno?

Ecco allora l’uomo, quello che è stato, che è ancora oggi e che sempre sarà: un essere effimero (cos’è un uomo in confronto all’immensa vastità dell’universo, se non un granello di materia così infinitamente microscopico da non essere neppure calcolabile? Cos’è una vita media di 80 anni rispetto ai milioni e milioni di anni di una stella?) che trascorre una breve, brevissima esistenza (praticamente istantanea, rispetto al Tempo) nella maggior parte dei casi abbastanza insignificante (per il resto del cosmo, ovviamente, ma così speciale per lui e i suoi cari) in balìa delle proprie personalissime passioni.
E allora come si può pensare che finalmente un giorno l’uomo approderà alla tanto agognata Età dell’Oro, una specie di Paradiso terrestre fatto di uguaglianza, giustizia, bontà e via dicendo? La parte “malvagia” dell’uomo fa parte della sua natura e per questo semplicissimo (ma fondamentale) motivo non potrà mai essere soffocata e annientata. L’ingiustizia, la sofferenza, l’odio e ogni altro male continueranno sempre ad esistere, fin tanto che esisterà l’uomo: i più superficiali lo chiamano “pessimismo”, altri invece (dotati di maggiore sensibilità) “realismo”. Chi mi bolla come “pessimista” infatti dimostra di non sapere proprio nulla sul sottoscritto perché (per quanto non ami molto questi due termini) io mi ritengo anzi abbastanza “ottimista” nel mio modo di affrontare la vita: la maggior parte delle persone mi fraintende e non riesce a capire veramente questo mio aspetto, ma ormai mi ci sono abituato (“ci vuole un minuto per notare una persona speciale” diceva Charlie Chaplin, ma io penso che spesso non basti neppure un’intera vita).

Il mondo in cui viviamo è insomma molto più simile a “Sin Ciy” piuttosto che al regno fatato di “Barbie Raperonzolo”. C’è chi lo chiama “folle, pazzo mondo”… beh, come dargli torto? Ma ha scoperto l’acqua calda. Questo è il mondo e l’esistenza in generale: una giungla dominata dal caos, in cui la morte è sempre dietro l’angolo.

Ma siccome vengo spesso frainteso, urge (a scanso di equivoci) una poderosa precisazione. Da quello che ho detto potrebbe sembrare che il male nel mondo (come gli omicidi) sono sempre esistiti e sempre esisteranno, ergo non bisognerebbe neppure stupirsi più di tanto. Lungi da me un’affermazione del genere! La pietà umana, lo sdegno e la repulsione verso il lato malvagio che emerge dalla natura umana devono restare sempre vivi, perché questa è una virtuosa inclinazione che nobilita l’uomo e in un certo senso compensa la parte opposta. Guai se gli uomini (com’è stato presentato nel futuro di molti racconti di fantascienza) si assuefacessero al dolore, alla sofferenza e ad ogni altra malvagità, osservando il mondo con occhio indifferente. A quel punto sì che il pianeta cadrebbe in un baratro senza speranza, un mondo popolato da robot e automi, per non dire “mostri”. Il male è insomma inevitabile, ma comunque arginabile e sempre condannabile (o meglio, "condemnandus").

Concludo con una frase che la mia prof del liceo (sicuramente quella che stimavo più di tutte) ripeteva spesso: “non potete sapere neppure se ci sarete, domani”. Ammetto che suoni un po’ tragico, ma effettivamente è una sacrosanta verità!

Questo dovrebbe essere un motivo in più per vivere il momento e la propria vita attimo dopo attimo, perché ogni istante è unico e irripetibile!

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04 febbraio 2007

Musica dal blog !

Altra novità nel blog! Ho pensato di aggiungere un pò di musica al blog e, siccome non penso che si possa installare la piattaforma Media Player come negli spaces di MSN, ho aggiunto dei link sulla destra dai quali potrete ascoltare ottima musica semplicemente con un click!

Per il momento ho messo un pò di canzoni degli Strokes (uno dei miei gruppi preferiti), ma prossimamente aggiungerò anche qualcos'altro. Intanto lasciatevi deliziare da Julian Casablancas & Co. ;)

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La TV di oggi

Era da tempo che volevo scrivere due righe sulla TV di oggi. La prima cosa che mi viene in mente è "grazie al cielo esiste SKY!". Anche la televisione satellitare non è immune da idiozie e programmi di cui si potrebbe fare perfettamente a meno; ma se non altro, grazie alla vastità dell'offerta e dei canali a disposizione, riesce ampiamente a compensare con proggramazioni di qualità.

Anche nella tv via cavo si possono trovare programmi intelligenti e trasmissioni interessanti, benché siano solo poche gocce (in pratica io seguo soltanto Striscia la Notizia e i Simpson) in un mare di spazzatura catodica. Una vera e propria cloaca che, volenti o nolenti, siamo costretti a sorbirci grazie al canone obbligatorio di "Mamma Rai" (possibile che a nessun partito politico venga l'idea di abolire questa ingiustissima imposizione?!). Se non altro Mediaset è completamente gratuita e i suoi programmi immondizia (Buona Domenica, Amici di Maria de Filippi e via dicendo...) pesano perciò di meno.

Una delle cose che più mi disgustano, comunque, è il Grande Fratello. Una trasmissione assolutamente inutile, un branco di idioti rinchiusi in una casa a guadagnare soldi senza fare nulla (ottimo insegnamento per le generazioni future…). Io ho seguito (anche se “seguire” è una parola grossa) solamente la prima edizione, perché a quel tempo era una novità interessante e come tale mi aveva incuriosito. Ma dopo stop, che bisogno c’è di propinare ancora questo prodotto marcio e ritrito? La sostanza non cambia, si sostituiscono soltanto i beoti che popolano la casa romana. Che gusto ci può essere quindi? Se fosse un gruppo di intellettuali o personaggi interessanti, potrei ancora capirlo. Ma sono un branco di sbandati ignoranti come capre (con tutto rispetto per le capre) e piatti come una sogliola (con tutto rispetto per le sogliole) e quelli che passano ore e ore ad osservarli riescono ad essere ancora più piatti di loro.

Ma se Canale 5 continua a rifilare questo prodotto (arrivato a non so più quale edizione…), significa che la domanda sussiste inalterata. E questo è davvero un dato avvilente e degradante.

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03 febbraio 2007

Innovazioni nel blog

Ho deciso di apportare due innovazioni nel blog.

- La prima è una nuova veste grafica, più comoda, chiara e rilassata: sfondo bianco e intestazione celeste, che mantiene comunque la tonalità di base blu (un colore che amo molto). Penso infatti che sia più agevole leggere un testo nero su sfondo chiaro, piuttosto che l'inverso.

- La seconda è (in via del tutto sperimentale) l'introduzione della modalità "commenti". Fino adesso è rimasta disattivata, perché in tutta sincerità nutrivo parecchi dubbi sulla sua utilità e in ogni caso la mia email (marcotire86@msn.com) è indicata nel profilo: quindi chiunque può aggiungermi ai suoi contatti msn e dirmi direttamente ciò che pensa di quello che scrivo.

Comunque diverse persone me l'hanno chiesto e così ho deciso di attivare questa funzione per un certo periodo di tempo. In base a quanto si dimostrerà utile, vedrò se mantenerla o meno... non sarà comunque possibile (per ragioni tecniche) postare commenti per i blog compresi fra il 21 dicembre 2006 e il 2 febbraio 2007.

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Il Calcio Italiano si ferma davanti alla Violenza... ma poi ?

Il calcio si ferma, in seguito alla miserabile guerriglia urbana che ieri sera ha messo a ferro e fuoco lo stadio di Catania e dintorni.
Innanzitutto condoglianze (per quel che può servire) alla famiglia del poliziotto ucciso. Morire è sempre assurdo, ma morire per una partita di calcio lo è ancora di più.

In ogni caso, non penso che fermare il campionato serva a molto. Intendiamoci, è sicuramente un gesto dovuto: non si sarebbe potuto giocare (e quindi tifare, gioire, appassionarsi...), quando ieri una persona ha perso la vita.
Tuttavia non penso che questo basti a fermare la violenza negli stadi: urgono provvedimenti più seri e misure di sicurezza più efficaci. Il calcio perde ogni anno più tifosi (è stato addirittura sorpassato dal motomondiale) e la chioma degli stadi italiani si fa sempre più rada (come in una triste e perenne Coppa Italia).

La gente ha bisogno di passione, di calcio vero e pulito, di coinvolgimento, di svago e di divertimento. Come trovare tutto questo nel calcio di oggi, infettato da partite truccate (quando non interi campionati), dirigenti e arbitri corrotti, giocatori dagli stipendi stratosferici, loschi personaggi che tramano nell'ombra e muovono le fila di un sistema marcio fin dalle fondamenta?

Urge cambiare pagina alla svelta, dare un taglio a questo andazzo e scegliere riforme radicali. Ci vuole più passione, più divertimento e meno soldi. Bisogna cacciar via a pedate l'attuale classe di dirigenti, composta (anzi de-composta) di personaggi vecchi e ammuffiti, retrogradi boriosi che pensano di detenere la Sapienza e la Verità in tasca. Bisogna puntare su persone più giovani per fare rinascere il calcio italiano, perché vincere un mondiale non basta... e il 2006 rischia di essere ricordato più come l'anno di Calciopoli che come quello dei Mondiali di Germania.

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02 febbraio 2007

La Pietra Miliare del giorno: "Velvet Underground & Nico"

Voglio condividere con tutti i lettori di questo mio umile blog il piacere di questo capolavoro targato 1967 (anno a dir poco mitico, essendo anche quello di "The Piper at The Gates of Dawn" dei Pink Floyd): sto parlando dell'album "The Velvet Underground & Nico" dei Velvet Underground.

Riporterò da qui in poi ciò che potete leggere sul sito www.Ondarock.it, perché la recensione di Claudio Fabretti mi sembra encomiabile.

Nel 1966, l'anno in cui iniziano a lavorare a questo album, i Velvet Underground si sono già guadagnati la fama di band tra le più oltraggiose della scena newyorkese. Le loro sonorità spigolose e avanguardistiche sono indigeribili per l'industria discografica dell'epoca. Così a Reed e soci non resta che l'attività "underground". Si esibiscono al Café Bizarre, nel Greenwich Village. Ma i loro testi, infarciti di droga e sesso, vengono giudicati troppo scandalosi. Una sera, nonostante un esplicito divieto, eseguono il pezzo "Black Angel's Death Song" e vengono licenziati in tronco. Quella notte, però, troveranno un nuovo fan: Andy Warhol. Sarà proprio il maestro della pop-art a lanciarli in uno show multimediale, "The Exploding Plastic Inevitable". E' il preludio alla nascita del loro album d'esordio, "The Velvet Underground & Nico".

Registrato nella seconda metà del 1966 e pubblicato nel 1967, il disco si avvaleva della supervisione "estetica" di Warhol, autore della celebre banana in copertina (che nelle edizioni originali dell'album poteva anche essere sbucciata, essendo la parte gialla, la buccia appunto, una pellicola adesiva). Fu sempre Warhol a imporre ai Velvet Underground la sua pupilla Nico, cantante tedesca dal registro "spettrale", che avrebbe poi intrapreso una magica carriera solista sponsorizzata da John Cale.

Il disco, uscito in tiratura limitata, venne quasi ignorato dal pubblico, ma conquistò subito la critica dell'epoca. Fu poi il passaparola o la progressiva emersione dalle tenebre della storia della band, facilitata anche dalla fama acquisita nel frattempo da Lou Reed, a riportarlo in superficie. E oggi "The Velvet Underground & Nico" è praticamente l'unico ospite fisso nelle classifiche dei migliori dischi di musica rock del Novecento.

I Velvet Underground erano un amalgama esplosivo di musicisti: l'accoppiata chitarristica Lou Reed - Sterling Morrison, il "factotum" John Cale (viola, pianoforte, basso), la "chanteuse" fatale Nico e la più famosa batterista donna della storia del rock, Maureen Tucker. Da questa line-up scaturisce "The Velvet Underground & Nico": un incubo metropolitano, un rituale malsano e depravato che si consuma in un clima raggelante. Moderni come nessun loro contemporaneo, ma impregnati di un primitivismo selvaggio, Lou Reed e soci riescono a forgiare un suono unico (e inaudito), con una viola elettrica, una chitarra in piena distorsione con il volume sempre al massimo, un singolare tam tam e una seconda chitarra a dare sostegno alla prima, penetrando come una lama nel sound della band. Musica "colta", aristocratica, in cui si identificava una frangia generazionale distante anni luce dagli hippy "peace & love" della West Coast. "The Velvet Underground & Nico" sta all'acid-blues dei Jefferson Airplane come il decadentismo sta al romanticismo. Non c'è più spazio per le speranze e per i sogni, ma solo per un nichilismo disperato, raffigurato attraverso storie di alienazione, solitudine, perdizione fisica e morale, tra amori sadomaso, droga, prostitute, violenze e assassini. Il degrado urbano si veste delle tinte surreali della pop art e dei suoni delle avanguardie minimaliste di LaMonte Young per diventare opera d'arte. Il sole della West Coast tramonta nelle cantine di New York per lasciar posto alle tenebre dei Velvet Underground.

Eppure l'inizio del disco non faceva presagire tanta oscurità: "Sunday Morning", infatti, è una filastrocca eterea e delicata. La voce di Reed, trattata attraverso numerose sovraincisioni e un effetto di riverbero, si fa effeminata (il brano doveva essere interpretato da Nico) e quasi irriconoscibile. La parte vocale viene lasciata fluttuare libera, accompagnata soltanto dal tamburello basco e dallo xilofono. C'è una sottile trama metallica, a seminare inquietudine, e c'è la consapevolezza che questa voce suadente sia solo quella di un perverso incantatore. Suoni di carillon, un accompagnamento ritmico rilassato, un sound ovattato rendono però il brano meno "grezzo" dei successivi, al punto da consentirne una brevissima apparizione come 45 giri. Lou Reed sale ancora sul ponte di comando per la successiva "Waiting For The Man", rock'n'roll scarno e brado, tutto in battere, con un ritmo monocorde e un cantato distaccato e ripetitivo: una stella polare per tutto il successivo Detroit-sound di Stooges e Mc5. "The man" - l'uomo, secondo il gergo lanciato da Jack Kerouac - è uno spacciatore ("I'm waiting for my man/ 26 dollars in my hand") che si aggira dalle parti di Lexingstone Street.

Ma non è ancora il preludio ai baccanali che verranno, perché c'è la dolce melodia di "Femme Fatale", affidata all'incantevole voce di Nico - doppiata da coretti in stile doo-wop, con un accompagnamento scarno di tamburello basco e organo - a illuderci per un attimo che questo non sia un incubo. Una ballata suadente, dal sapore vagamente retrò, che trasuda malinconia ma che, dietro tanta apparente tenerezza, lascia filtrare minacciosi segni di perversione, tanto che sarà poi considerata il prototipo delle "bitch-oriented song". E Nico incarna da par suo la figura della "donna fatale", ora angelo ora strega viziosa.

Ogni raggio di sole apparso fino ad ora si spegne definitivamente in "Venus In Furs". E' il capolavoro nel capolavoro, ispirato all'omonimo romanzo ("Venere in pelliccia") di Leopold von Sacher-Masoch, lo scrittore da cui deriva il termine "masochismo". Il bordone di viola elettrica di John Cale evoca scenari apocalittici, con una melodia che ruota su se stessa dando vita a una sorta di "madrigale psichedelico". Il recitato pacato e cinico di Lou Reed, che narra una storia di sesso, morbosa e malata, aggiunge un tocco ulteriormente angosciante al brano, amalgamandosi alla perfezione con il tambureggiare primordiale di Maureen Tucker e con il battito mortifero della grancassa.

Terminato il cerimoniale sadico di "Venus In Furs", abbandonarsi ai ritmi beat di una canzone come "Run, Run, Run" può apparire quasi una boccata d'ossigeno, ma dietro l'apparentemente innocuo canticchiare di Reed, si nasconde un clima surreale, da teatro espressionista, accentuato da una ritmica sostenuta e da brevi solo di chitarra, eseguiti con la frenesia di un trombettista free-jazz.

Ma è solo una distrazione, prima di precipitare nuovamente nelle viscere oscure della metropoli, con la filastrocca funerea di "All Tomorrow's Parties", la "pietra miliare" di ogni suono "dark". Una splendida apertura psichedelica, appena sporcata da qualche sprazzo di rumore, accompagna l'ingresso di Nico, più che mai sacerdotessa notturna, con il suo canto spettrale ed enfatico. L'incedere è maestoso e ipnotico, con il surreale sottofondo di piano reiterato, la batteria cadenzata in modo marziale, i secchi arabeschi di chitarra e il basso cupo come non mai. Impossibile resistere alle lusinghe di un rituale che sa di spiritismo e magia nera. Impossibile non sprofondare in questo clima di decadenza, di oscurità e, in definitiva, di morte. Solo qualche anno dopo, durante un concerto, Nico griderà al pubblico: "Stanotte voglio morire con voi". Appunto. Brano impressionante, dunque, avanti anni luce rispetto alle innocue "ballate" dell'epoca.

Ma la discesa negli inferi non si arresta certo qui. Anzi, prosegue inesorabile verso gli abissi di folle decadenza di "Heroin": sette minuti di pura paranoia, in cui il "mal di vivere" si veste di suoni maestosi e di un crudo lirismo. Il brano si apre con un serrato arpeggio di chitarra e con le percussioni a rimbombare in funerei rintocchi; quindi, il ritmo si fa via via più serrato, mentre la viola di Cale geme in sottofondo. Reed entra in scena con il suo canto baritonale, raccontando di aghi e di veleni nelle vene, di estasi effimere e di angoscia perpetua. Tanta desolazione scaturisce da pulsioni autodistruttive ("Ho preso una grande decisione/ voglio provare ad annullare la mia vita"), ma anche da una disperata ricerca di liberazione ("quando l'eroina è nel mio sangue/ e il sangue va alla testa/ sto meglio che se fossi morto/ e ringrazio il vostro Dio di non essere cosciente"). Siamo lontani dalla filosofia hippy che promuove l'uso delle droghe come mezzo di conoscenza del mondo e di ampliamento delle capacità percettive: qui l'unico obiettivo è l'incoscienza, il sonno, la morte. La poesia urbana di Reed tocca qui il vertice della sua lucida disperazione, mentre la band compone un affresco di psichedelia elettronica distante da ogni possibile dogma armonico: un'orgia di suoni fluttuanti, in cui il tam tam lascivo di Tucker, la viola tesa di Cale e le chitarre jingle-jangle contribuiscono a creare un clima di apocalisse.

Il clima si fa più disteso con "There She Goes Again", che è però l'unico passaggio a vuoto del disco, con il suo ritornello spensierato, quasi stridente in tanta desolazione. Molto meglio la filastrocca delicata di "I'll Be Your Mirror", con un arpeggio melodico a disegnare una trama dolce e poetica. E' l'atto d'amore di Reed per Nico: uno specchio magico per la sua statuaria bellezza. Ma è anche l'ultima occasione per prendere fiato. Il finale, infatti, è nel segno dei più efferati baccanali dei Velvet, con "Black Angel's Death Song" ed "European Son". Il primo brano, dedicato all'amico Delmore Schwartz, è un'immersione acida nella psichedelia più rumorista e dissonante, in cui emerge la tendenza all'ossessività e al minimalismo tipica di John Cale. La viola tagliente penetra in profondità, nei recessi più cupi nell'animo umano, e nei suoi solchi si erge la figura luciferina di Reed, con il suo cantato-recitato perverso e angosciante. La melodia è orrendamente deturpata, le percussioni sono battiti cardiaci che si fanno via via più palpitanti. "European Son" è l'ultima tappa del viaggio: un marasma free-jazz per rumori, chitarre distorte, feedback e tam tam propiziatori, che sfocia in un finale di pura cacofonia.

"The Velvet Underground & Nico" è il primo album che riesce a mescolare insieme rock e blues, psichedelia e avanguardia. Un lavoro che trae lezione dal passato per proiettarsi idealmente nel futuro. Non a caso è diventato una pietra miliare per le band del punk, della new wave e perfino del post-rock. La decostruzione rumorosa del rock, le sinestesie artistico-musicali, le storie violentemente urbane e letterarie dei testi ne fanno un'opera unica. Un totem del rock di cui non si contano i tentativi d'imitazione. Tanto che, se si fa attenzione, si può scorgere un passaggio di "The Velvet Undeground & Nico" in quasi ogni singolo brano del rock moderno.

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