__ _ ≈ Acque profondE ≈ _ __

06 febbraio 2007

Ecce Homo: l'Uomo come dovrebbe essere (ma non è)

Questa è una mia personalissima riflessione, condivisibile o meno che sia, ma (penso) almeno rispettabile. Mi è stata in parte suggerita da alcune discussioni e dai fatti di cronaca verificatisi in questi giorni.

“Ecce Homo” disse Ponzio Pilato consegnando Gesù ai Giudei.
Ma per quanto Gesù possa rappresentare il più virtuosamente alto modello di essere umano (buono, generoso, misericordioso ecc…), come può essere questo l’Uomo?
Le illusioni sono una bella droga, ma prima o poi arriva il momento di aprire gli occhi e risvegliarsi, guardare in faccia la realtà. L’Uomo non è buono e candido, è un animale esattamente come tutti gli altri che lo circondano, semplicemente un po’ più intelligente. Questo è uno dei diversi motivi per cui la velluta voce della dottrina cattolica stride spesso alle mie orecchie.
L’Uomo è capace di cose meravigliose e di cose orribili. Tutti hanno i loro scheletri nell’armadio (chi più, chi meno… ma nessuno escluso): questo perché l’Uomo non è quella Macchina Perfetta che vorrebbe dipingere la Chiesa, ma un essere che annaspa nell’oceano dell’esistenza in mezzo a una moltitudine di difetti.
L’Uomo vive di istinti e passioni, non è una macchina. Ha un ciclo di vita, non è immortale. Gelosia, odio, invidia, amore, onestà, gioia, dolore, rabbia, serenità, paura, entusiasmo… tutti i sentimenti, belli o brutti, malvagi o virtuosi, riconosciuti o negati, tutti questi sono miscelati inscindibilmente nella natura umana come una linfa che ne impregna le più profonde radici. Ora ne prevale uno, ora ne prevale un altro. I sentimenti ribolliscono spumeggianti (con tante sfaccettature) e vengono a galla un po’ a turno, talvolta anche all’improvviso.
A chi non è mai capitato di perdere la pazienza? Chi non ha mai provato odio o invidia verso qualcuno?

Ecco allora l’uomo, quello che è stato, che è ancora oggi e che sempre sarà: un essere effimero (cos’è un uomo in confronto all’immensa vastità dell’universo, se non un granello di materia così infinitamente microscopico da non essere neppure calcolabile? Cos’è una vita media di 80 anni rispetto ai milioni e milioni di anni di una stella?) che trascorre una breve, brevissima esistenza (praticamente istantanea, rispetto al Tempo) nella maggior parte dei casi abbastanza insignificante (per il resto del cosmo, ovviamente, ma così speciale per lui e i suoi cari) in balìa delle proprie personalissime passioni.
E allora come si può pensare che finalmente un giorno l’uomo approderà alla tanto agognata Età dell’Oro, una specie di Paradiso terrestre fatto di uguaglianza, giustizia, bontà e via dicendo? La parte “malvagia” dell’uomo fa parte della sua natura e per questo semplicissimo (ma fondamentale) motivo non potrà mai essere soffocata e annientata. L’ingiustizia, la sofferenza, l’odio e ogni altro male continueranno sempre ad esistere, fin tanto che esisterà l’uomo: i più superficiali lo chiamano “pessimismo”, altri invece (dotati di maggiore sensibilità) “realismo”. Chi mi bolla come “pessimista” infatti dimostra di non sapere proprio nulla sul sottoscritto perché (per quanto non ami molto questi due termini) io mi ritengo anzi abbastanza “ottimista” nel mio modo di affrontare la vita: la maggior parte delle persone mi fraintende e non riesce a capire veramente questo mio aspetto, ma ormai mi ci sono abituato (“ci vuole un minuto per notare una persona speciale” diceva Charlie Chaplin, ma io penso che spesso non basti neppure un’intera vita).

Il mondo in cui viviamo è insomma molto più simile a “Sin Ciy” piuttosto che al regno fatato di “Barbie Raperonzolo”. C’è chi lo chiama “folle, pazzo mondo”… beh, come dargli torto? Ma ha scoperto l’acqua calda. Questo è il mondo e l’esistenza in generale: una giungla dominata dal caos, in cui la morte è sempre dietro l’angolo.

Ma siccome vengo spesso frainteso, urge (a scanso di equivoci) una poderosa precisazione. Da quello che ho detto potrebbe sembrare che il male nel mondo (come gli omicidi) sono sempre esistiti e sempre esisteranno, ergo non bisognerebbe neppure stupirsi più di tanto. Lungi da me un’affermazione del genere! La pietà umana, lo sdegno e la repulsione verso il lato malvagio che emerge dalla natura umana devono restare sempre vivi, perché questa è una virtuosa inclinazione che nobilita l’uomo e in un certo senso compensa la parte opposta. Guai se gli uomini (com’è stato presentato nel futuro di molti racconti di fantascienza) si assuefacessero al dolore, alla sofferenza e ad ogni altra malvagità, osservando il mondo con occhio indifferente. A quel punto sì che il pianeta cadrebbe in un baratro senza speranza, un mondo popolato da robot e automi, per non dire “mostri”. Il male è insomma inevitabile, ma comunque arginabile e sempre condannabile (o meglio, "condemnandus").

Concludo con una frase che la mia prof del liceo (sicuramente quella che stimavo più di tutte) ripeteva spesso: “non potete sapere neppure se ci sarete, domani”. Ammetto che suoni un po’ tragico, ma effettivamente è una sacrosanta verità!

Questo dovrebbe essere un motivo in più per vivere il momento e la propria vita attimo dopo attimo, perché ogni istante è unico e irripetibile!

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