__ _ ≈ Acque profondE ≈ _ __

21 febbraio 2007

La Morte di Dio

La morte di Dio è un concetto filosofico formulato da Nietzsche.
Si configura, per Nietzsche, come una realtà teorica e storica al tempo stesso, che non fonda cioè le sue radici solamente su un convincimento ideale e personale del filosofo, bensì su una vera e propria realtà di fatto, ovvero sulla fine di tutte le illusioni dell’essere umano, alla quale gli uomini cercano di far fronte creandosi dei sostituti, quali idoli e miti di varia natura e di varia specie, che diano un senso alla vita ma anche alla morte, in modo che ognuno si veda e si senta realmente ricompensato delle proprie fatiche, delle rinunce e degli affanni, immaginandosi di venire un giorno ripagato e premiato nell'oltre-vita e nell'oltre-mondo, ovvero nell’
aldilà. Essa assume inoltre la portata di un evento epocale e caratterizzante che, oltre ad aver influito su buona parte del pensiero del filosofo, coincide anche con la perdita di tutte quelle certezze, che, con la loro crisi, hanno fatto cadere l’umanità stessa nel dubbio e nell’incertezza. Infatti è il mondo stesso – col suo caos, il suo disordine e la progressiva mancanza di punti fissi che gettano su tutto l’ombra del relativismo – a giustificare il fatto che Dio non esiste più e che oggettivamente non può più esistere, in un ambiente così corrotto e degenerato.
Di qui la presa di coscienza di Nietzsche, che fa del suo indubitabile
ateismo quasi una parola d’ordine, il quale si configura al tempo stesso anche come denuncia del carattere "alienante" di ogni professione religiosa, questione a suo tempo già formulata e dibattuta da Feuerbach.
Ne
La Gaia Scienza, la morte di Dio viene annunciata da un uomo folle, che giunge tra gli uomini ad avvisarli di questo avvenimento così importante, e spingendoli a creare il Superuomo per riempire il vuoto lasciato da questo avvenimento, causato da tutti gli uomini. Gli uomini, infatti, hanno ucciso Dio, che rappresenta le certezze assolute che finora avevano mantenuto gli uomini lontano dall'incertezza propria dell'età moderna. Ma il folle si accorge di essere giunto in anticipo: questa notizia non era ancora arrivata in quei luoghi.
Naturalmente questa metafora nasconde molti significati nascosti, molti concetti molto profondi. Il tema della morte di Dio intesa come eliminazione di una legge sovraumana sarà trattato anche in
Così parlò Zarathustra, rappresentato questa volta dal drago chiamato "tu devi". Nell'annuncio della morte di Dio, poi, viene esposto già il concetto di superuomo, che deve creare delle leggi proprie per sostituire quelle del Dio oramai morto.

Nietzsche rifiuta la ricerca della metafisica e della cosa in sé
kantiana. Secondo lui non ha nessun valore. Ritiene il noumeno un qualcosa al di fuori della vita terrena e priva di qualsiasi significato. Cercare il noumeno è come cercare Dio. Critica quindi anche l'arte poiché vedeva nell'artista il genio, colui che si innalza sopra gli altri uomini. Tutte queste cose che nascondono valori umani, concreti, sono secondo Nietzsche delle maschere, di fronte alle quali l'uomo ha paura. I valori del Cristianesimo non sono altro che ipocrisia: l'altruismo nasconde l'egoismo, che socialmente è un valore negativo, la solidarietà l'interesse, ecc… Probabilmente a seguito della sua riscoperta di uno filosofo già amato in gioventù, Emerson (che si riteneva un "professore della gaia scienza" e si poneva agli antipodi di Schopenhauer), nella Gaia Scienza Nietzsche delinea il tentativo di uscire dalla decadenza, teorizza una conoscenza che sia gaia, vitale (vitalismo), una conoscenza che non sia più legata al sacrificio degli istinti, degli impulsi umani, ma che liberi l'uomo da qualunque schematismo, da qualunque legame metafisico e morale. Alle linee guida emersoniane, Nietzsche aggiunge una critica della religione che approfondisce, in sostanza, il lavoro di Voltaire. Nietzsche afferma che i valori morali nascondono anche l'incapacità dell'uomo di vivere secondo quei valori terreni spontanei e vitali, di conseguenza i valori che vengono affermati sono quelli degli schiavi, cioè dei vinti, di quelle persone incapaci di vivere e che si pongono quindi come valori metafisici e non terreni.

(da Wikipedia)

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