__ _ ≈ Acque profondE ≈ _ __

05 gennaio 2007

Marty, storia di un uomo


Marty… un uomo giunto al capolinea della propria vita con l'amara sensazione di non avere mai vissuto.
Con la bella e commovente storia di questo mese, Tiziano Sclavi ci regala un’altra piccola perla da riporre nella nostra libreria: un albo che parla di solitudine e malinconia, di emarginazione e alienazione all’interno di una società che pare composta da automi, troppo indaffarati per entrare in contatto con altre esistenze. Troviamo il tizio sgarbato, quello frettoloso, quello indifferente o quello che continua a ripetere la caricatura di se stesso come un disco rotto.
Marty sprofonda lentamente negli abissi di una vita che lo sovrasta da tempo ormai immemorabile, senza rendersene nemmeno conto, perché altro non può fare se non sprofondare sempre più in basso, fino al tragico epilogo.
Eppure, proprio quando ormai la sua esistenza sembra non chiedere altro che cessare, Marty incontra Dylan, colui che diventerà il suo unico (e primo?) amico e che lo accompagnerà con dolcezza fino alla fine, rendendo la sua morte meno amara. E così, una fine che prima sarebbe forse sembrata un “sollievo”, si trasforma ora nel triste addio di un amico che esce di scena lasciandoci qualche imperscrutabile lezione di vita e una grande malinconia. Si spegne tristemente una vita mai sbocciata.
Sono storie come queste che rendono grande Dylan Dog, storie che ci parlano del suo animo, del suo modo di porsi verso gli altri e in particolare verso i deboli e gli oppressi. Non manca anche lo splatter, che anzi sottrae fin troppo spazio all’atmosfera malinconica, infettandola sterilmente con le radici rabbiose e violente dell’animo umano. Una storia che si sarebbe certamente potuta sviluppare meglio, se non fosse che lo spietato ed effimero alter-ego Julius Kidd sale su un palcoscenico che comincia a diventare stretto, e ruba al vecchio Marty parte di quei pochi attimi che, per una volta, lo hanno visto protagonista.

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